La storia finora: Il leader della Mano Gorgon fa un sogno
premonitore nel quale vede Matt Murdock ucciderlo definitivamente. Pertanto,
per eliminare preventivamente il suo nemico ordina di resuscitare il letale
Bullseye come suo sicario, incaricandolo di eliminare Devil. Per stanare il suo nemico il letale assassino
prende d’assalto il distretto di polizia di Midtown Nord, intimando alla
polizia di fermare l’uomo senza paura, altrimenti ucciderà due persone per ogni
giorno di ritardo.
Devil e gli agenti del Noh hanno le mani
legate.....
Requiescant
in pace – 1° parte
Di
Abendsen e Carmelo Mobilia
New York, distretto di Midtown Nord,
ore 7.00 del mattino.
L’agente
di polizia Mike Finch staccò dal turno di notte. Era stanco ed assonnato, e non
vedeva l’ora di infilarsi nel proprio letto per il suo meritato riposo. Prima
però, come faceva ogni volta che tornava a casa dopo la notte passata al
distretto, si comprò una copia del Daily Bugle e volle mangiare un pancake alla
tavola calda lì vicino. Un rito al quale da anni non si sottraeva, quello di
mandare giù un boccone leggendo per prima la pagina sportiva, con i risultati
delle partite di baseball.
Pagò
il suo giornale e tenendolo sottobraccio attraversò le strisce pedonali per
raggiungere la tavola calda di Harold proprio lì di fronte quando, una volta
messo piede sul marciapiede, Mike s’accasciò su se stesso, come una marionetta
a cui avessero tagliato i fili.
New
York è la città che non dorme mai, si dice, ma in quel momento non c’era un
grosso passaggio di persone che potesse prestargli soccorso.
L’unico
che si interessò di Mike fu Daniel. Daniel era un senzatetto che spesso e
volentieri approfittava del bidone dei rifiuti che c’era dietro la tavola calda
di Harold per cercare qualche avanzo e chiedere qualche spicciolo a chi entrava
nel locale.
Daniel
aveva visto il poliziotto piegarsi in due come un’asse da stiro, apparentemente
senza un motivo. Pensava ad un malore e istintivamente gli si avvicinò.
<Ehi...
ehi agente, tutto ok?>
Ma
Mike non gli rispose.
Daniel
provò a scuoterlo, ma nulla. Solo qualche istante dopo vide la macchia di
sangue che si stava espandendo dietro la nuca.
<Oh
mio di....>
Non
terminò la frase e anche lui cadde al suolo di colpo.
Ci
vollero quasi venti minuti prima che qualcuno li vedesse e chiamasse il 911.
Si
scoprì poi che entrambi erano stati colpiti dietro la testa da una biglia,
simile a quelle che usano i bambini per giocare, ma in quel momento nessuno
parve accorgersi dei due cadaveri sul marciapiede.
Qualcuno,
in un luogo distante e più in alto si limitò ad esclamare “Bullseye!”.
Sutton Place, qualche ora più
tardi. Abitazione di Matt Murdock.
Nel
seminterrato della sua casa, Matt Murdock aveva da anni costruito una palestra.
La
usava regolarmente per tenersi in forma e di tanto in tanto ritirarsi a
meditare quando voleva stare da solo.
In
quel momento Matt, in pantaloncini e torso nudo, stava allenandosi al sacco,
senza guantoni, con solo le bende a fasciargli i pugni.
Colpiva
e ricolpiva, danzando attorno al sacco, mentre ascoltava le notizie alla radio.
<<... e con la morte dell’agente
Michael Finch e del senzatetto Daniel Barry salgono a quota 6 gli omicidi nel
distretto di Midtown nel giro di tre giorni, tutti apparentemente vittime del
pluriomicida Bullseye. Quest’uomo, un cecchino dotato di una mira
accuratissima, in grado di uccidere usando qualsiasi tipo di oggetto come arma
da lancio, aveva promesso di assassinare un poliziotto e un civile al giorno
finchè la polizia non riuscirà ad arrestare il vigilantes mascherato noto come
Devil.>>
Jab
sinistro, jab sinistro, jab destro.
Ripetere.
Jab
destro, montante sinistro, montante destro
Ripetere.
<<Le autorità hanno le mani
legate. Si sa poco o nulla su questo Devil, se non che da anni combatte il
crimine per le strade come molti altri supereroi newyorkesi come l’Uomo Ragno
per esempio. Spesso ha anche collaborato con la polizia, e lo stesso Reed
Richards dei Fantastici Quattro o il colonnello Fury dello S.H.I.E.L.D. ne
hanno parlato in termini lusinghieri. Tuttavia, l’opinione pubblica in questo
momento gli è contro. Se Devil ha davvero a cuore i cittadini di New York
dovrebbe costituirsi.>>
Gancio
destro, gancio sinistro, montante destro, montante sinistro, jab destro.
Ripetere.
<< In passato Devil ha contrasto
diverse volte Bullseye, facendo rinchiudere nel carcere di Ryker’s.
Island. Addirittura una volta i due si
batterono in diretta TV, durante un esibizione del circo. I due hanno parecchi
precedenti e non è difficile immaginare che questa rappresaglia di Bullseye
possa far parte di qualche misterioso piano di vendetta verso il giustiziere. I
poliziotti però adesso stanno in ansia e minacciano di scioperare.... >>
Jab
sinistro, gancio destro, montante sinistro, gancio destro, jab sinistro,
montante destro.
Ripetere.
Ripetere.
Ripetere.
<<La polizia ha le mani legate,
Nessuno riesce a trovare questo Bullseye. Alcuni anni fa questo pluriassassino
venne intervistato da un’emittente televisiva, intervista che si concluse con
una sanguinosa evasione piena di morti...>>
Gancio,
jab, montante, gancio, montante, gancio, gancio, jab, jab, montante
Ripetere.
RIPETERE.
RIPETERE.
<<Il profilo psichiatrico di
Bullseye, sostengono gli esperti, indica che non si fermerà. Il conto dei
morti, dunque, è destinato a salire, a meno che qualcuno non lo fermi prima o
Devil si costituisca spontaneamente alle autorità. L’editore del Daily Bugle,
J. Jonah Jameson, sostiene che....>>
RIPETERE.
RIPETERE.
RIPETERE,
RIPETERE, RIPETERE, RIPETERE....
<AAAARGH!>
Con
un ultimo, furioso colpo, Matt staccò di netto il gancio che teneva legato il
sacco dal soffitto facendolo crollare a terra.
Rimase
in piedi, fradicio di sudore, cercando di recuperare il ritmo della
respirazione.
Una
mano amica spegne la radio e gli porge un asciugamani.
<Ero
certo di trovarti qui...> gli disse Franklin “Foggy” Nelson appoggiandosi
con l’altra mano ad un bastone <Spero non ti secchi che sia entrato. Non
preoccuparti per Luke, lui...> [1]
<E’
qui fuori, in macchina, che ascolta la radio, lo so. Dovrebbe comprarsi delle
cuffie o abbassare il volume ... quasi non occorre il super-udito per
sentirlo.>
Matt
accettò l’asciugamani.
<E
no, Foggy, non mi dà fastidio che venga trovarmi; non ti avrei dato una copia
delle chiavi se non lo avessi voluto. Sei stato da Starbuck’s prima di venire
qui, vero?>
<Come
fai a... a già, che scemo: il tuo superolfatto. Si, ho fatto colazione con
Luke. Voleva portare un caffè pure a te ma poi ci ho ripensato; immaginavo
fossi parecchio ... nervoso.>
<E
come potrei non esserlo? Hai sentito che ha fatto, quel maledetto?>
<Certo
che l’ho sentito. Son qui apposta. Senti Matt, io non vorrei che ti mettessi a
fare qualche sciocchezza...>
<Che
vuoi dire?>
<Insomma...
tutta questa storia, tu e Bullseye... non vorrei che ti facessi prendere troppo
la mano...>
<Foggy
parla chiaro: sento il tuo battito aumentare. Arriva al punto, che cosa stai
cercando di dirmi?>
<Ok,
te la dico tutta: ho paura che tu possa fare qualcosa di cui poi, lo so già, ti
pentiresti o, peggio, esporti a pericoli che mettono a rischio la tua vita, e
non posso permettertelo.>
<Non
so di che parli. E’mio dovere fermarlo, su questo non transigo.>
<Lo
so. Ti senti obbligato a combatterlo. Tu gli hai impedito di morire di cancro e
lui ti ha ripagato uccidendo Elektra e... Karen. Lo so. Anche io lo odio.
Volevo bene a Karen, lo sai bene. Anch’io vorrei... fargliela pagare. Prenderlo
a pugni con un odio che mi spaventa. Quindi posso immaginare come ti senti
Matt. E penso che questo sentimento possa portarti a commettere qualche pazzia,
qualche gesto estremo.>
<Apprezzo
la tua premura Foggy, ma non è il caso di preoccuparti per me. Sono lucido, so
cosa fare. Ho già affrontato quel pazzo e so cosa aspettarmi da lui.>
<Non
ho i tuoi supersensi Matt, ma mi accorgo quando mi menti...>
Matt
Murdock non rispose. Il suo volto era una maschera indecifrabile.
Interludio
1.
Per chi non
conoscesse l'Arte della guerra il comportamento di Gorgon avrebbe potuto
sembrare quello di un codardo.
Di un uomo
che non affronta il proprio avversario o per timore di esserne sconfitto o
perché più della paura è così forte il disprezzo nei suoi confronti da non
ritenerlo degno di sporcarsi le mani del suo sangue e perciò affida ad un
sicario il compito di ucciderlo.
Invece, la
Via della guerra era chiara su questo punto e il leader della Mano, che si
autodefiniva un conquistatore sin dal primo suo duplice omicidio col quale pose
fine alla vita dei suoi genitori, ne era ben consapevole, così come lo era ogni
singolo membro della setta assassina che era al suo comando.
C'era un solo
pensiero a riguardo ed il pensiero di Gorgon era quello dalle parole stesse di
Lao Tzu:
“Chi ha occupato per primo il campo di battaglia, è riposato; chi
arriva più tardi e s'impegna all'ultimo momento in battaglia, è affaticato.
Per questo il generale esperto non va, ma fa in modo che sia il
nemico a venire: non si lascia condurre da lui”.
Per questo,
dopo aver ingaggiato più volte Devil ed averne assaggiate le forze, come un
ragno una volta tessuta la propria tela, ora attendeva che la preda ci volasse
dentro e ne rimanga fatalmente impigliata.
Gorgon non
aveva mai creduto in niente e nessuno se non in se stesso e se la propria mente
gli parlò nel sonno attraverso il linguaggio dei sogni ammonendolo che un
apparente insignificante eroe mascherato americano avrebbe spezzato il suo
destino di conquistatore, allora non c'era motivo, ne era fermamente convinto,
di dubitare di tale avviso. Ancora meno da quando aveva saputo dai suoi agenti
infiltrati nel Noh, che chi gli dava la caccia per tutto questo tempo credeva
alla stessa premonizione.
Questo
determinismo lo divertiva, e ciò in misura maggiore di quanto si preoccupasse
della propria sorte.
<Il Diavolo di Hell's Kitchen non
si è fatto ancora vivo. Ha paura, perché sa che morirà.> La voce sicura
della rediviva Lady Bullseye, ormai sotto il controllo totale di Gorgon dopo
che l'aveva uccisa e riportata in vita tramite le arti esoteriche della Mano,
spezzò i pensieri del suo signore riportando la sua attenzione nell'ampia
stanza in stile giapponese feudale del castello nascosto tra i ghiacci
dell'Hokkaido.
<Se vuole tener fede all'epiteto di
“uomo senza paura”, e non dubito che non sia così, allora non ha altra via da
prendere che quella di finire dritto nella mia ragnatela. Perciò non è un “se”,
ma un “quando”. E' solo una questione di tempo.>
<Come dici tu, Gorgon-sama.> Taglia corto la donna, ancora inginocchiata di
fronte al suo capo. <Mi hai chiamata?>
<Sì, Lady Bullseye. Per
ringraziarti del tuo suggerimento di usare la nemesi di Devil. Assistere allo
show del terrore messo in scena da Bullseye è un vero piacere. Più tempo passa
dalla resa dell'americano, più mi godrò la spietatezza chirurgica del tuo
uomo.>
<Mi permetto di chiederti, allora,
se non avessi cambiato idea su di lui.>
<Uhm... chissà, perché no. Si sta
mostrando talmente bravo a scatenare il terrone che sì, potrei tenerlo tra miei
luogotenenti anche dopo la morte di Devil contrariamente a quello che è lo
scopo per cui gli ho preso la vita. Per ora, però, ti concedo di affiancarlo e
di aumentare il livello dello spettacolo. Voglio vedere ancora più paura negli
occhi degli americani.>
Hell’s Kitchen.
La
missione di Clinton è una piccola chiesa nel quartiere di Hell’s Kitchen.
E’
qui che Matt Murdock viene quando vuole raccogliersi in preghiera o
confessarsi.
E’
qui che vive suor Maggie, la madre di Matthew.
E’
qui che Bullseye uccise Karen Page.
Quale
miglior luogo, dunque, per riflettere sul da farsi?
Matt
era seduto in una delle prima panchine, fissando (nonostante la sua cecità) il
grande crocefisso posto sopra l’altare dinnanzi a lui.
Maggie
arrivò qualche istante dopo.
<Matthew....>
<Mamma.>
<So
perché sei qui, figlio mio...>
<E’
a causa di Foggy.>
<Come?>
esclamò sorpresa la suora.
<Si.
Foggy. Mi conosce troppo bene... da quando andavamo al college. Dati alla mano,
è la persona che conosco ma più tempo... è come un fratello per me.>
<So
quanto siete legati e quanto vi volete bene.>
<Già,
e quando due si conoscono da tanto tempo come noi due finisce che l’altro
impara a conoscerti tanto bene da saper leggerti in testa.>
<Che
vuoi dire, Matt?>
<Ho
parlato con Foggy e lui ha... detto a voce alta quello che io avevo in testa.
Riguardo a questa storia di Bullseye, intendo. E sentirlo dalla sua bocca mi ha
un po’ sconvolto, è come se l’avesse reso concreto.>
<Vai
avanti....>
<Papà
mi ha cresciuto nelle fede, lo sai. Credo in Cristo, nella santa chiesa e nella
Bibbia e per quanto ho potuto ho cercato di rispettare i dieci comandamenti. Ma
da quando è cominciata questa storia, sono tentato di infrangerne uno...>
<Oh
no. Non dirlo neppure, Matthew.>
<Però
è così. Io non ho mai odiato qualcuno con questo trasporto. Forse neppure Fisk.
Quell’uomo... priva della vita con una semplicità spaventosa. Uccidere non gli
fa né caldo né freddo. E’ una creatura demoniaca. Ne ha avute di occasioni per
fermarsi... c’ è stato un momento che ero convinto di essermi liberato di
lui... le fratture che s’era fatto cadendo da un tetto lo avevano paralizzato a
vita, ma non so ancora come sono riusciti a guarirlo e a farlo tornare più
letale di prima. Ho cercato di fermarlo in tutti i modi, mamma, ma non ci sono
riuscito. E Karen ne ha pagato le conseguenze...> disse, abbassando la
testa.
<So
quanto può essere spaventoso, Matt. Ero
presente quel giorno, quando... ma non posso approvare quello che stai
pensando. Non è così che agisce un uomo di Dio, e tu sei senz’altro un suo
agente. Non posso permettertelo.>
<Ma
ci ho provato, mamma! Te l’ho appena detto, ci ho provato in tutti i modi, Dio
mi è testimone!> esclamò Matt. <Ma quell’uomo è come un ... demone che
ritorna dall’inferno e che mi tormenta!> disse lui, pieno di rabbia e
disperazione. <Non so cos’altro fare con lui, io... credo che non ci sia
posto per entrambi, in questo mondo. In un modo o nell’altro deve concludersi
con uno scontro tra me e lui che...>
<Matt,
se sei venuto qui per avere il mio consenso o il mio perdono, non l’avrai. Non
posso accettare nessuna delle due tue opzioni. Sei un uomo buono, Matt. E’
normale in momenti come questi avere dei momenti di rabbia o sconforto.>
<Sono
oltre la rabbia, mamma. Quello che provo è... non ci sono parole per
descriverlo.>
<Cerca
dentro di te, figlio mio. Cerca conforto nella fede. Chiedi a Dio. Sono certa
che da qualche parte troverai un modo per chiudere questa brutta faccenda
trovando un’altra alternativa a quella a cui stai pensando.> così dicendo,
Maggie gli porse il suo rosario.
Matt
fece scorrere le sue dita ipersensibili sull’immagine di Cristo intagliata nel
legno.
Interludio
2
Buio. Silenzio. Poi, un suono breve di
un cerino che s'infiammava e veniva gettato in una piccola ciotola il cui
contenuto prese fuoco dando alla luce maggior vigore.
Il movimento delle fiamme faceva
intravedere barlumi scarlatti di una maschera dal volto da diavolo, coi
lineamenti sogghignati e gli occhi senza palpebre, i denti bestiali e le corna
lunghe e appuntite.
<Benvenuta nel Cerchio del Noh>.
Disse il diavolo a Kabuki.
Non era sola, ma seduta a gambe
incrociate nella posizione del loto in cerchio insieme alle altre sette agenti
del Noh; gli otto soldati senza volto della scacchiera del vero Servizio
segreto giapponese, circolo ristretto ed esoterico e organismo ombra
dell'ufficiale Servizio segreto nazionale. Ora erano rimaste in sei, dopo
l'arresto delle doppiogiochiste Siamese, c'erano Butoh, Scarabeo, Ghiaccio,
Tiger Lily e Snapdragon.
A fianco del diavolo sedeva
l'enigmatico e imperscrutabile maschera del Dove che Kabuki più di una volta
aveva pensato non fosse per nulla vivo non avendolo mai visto né muoversi di un
millimetro né proferire parola.
<Sei tornata, ma la missione che ti
è stata affidata non è ancora conclusa. Il Cerchio confida nella tua
premonizione.>
Il diavolo tirò fuori dal kimono una
fotografia raffigurante Devil e la girò verso l'interno del cerchio.
<Quest'uomo vestito da diavolo non ci ha ancora fornito su un piatto
d'argento la testa di Gorgon>.
Con un minimale movimento del braccio
Kabuki estrasse un'altra carta dalle proprie vesti e la rivolse alla luce.
Adesso c'erano due volti, uno
dirimpetto all'altro divisi dal fuoco, quello di Devil e quello di Gorgon.
<Il Noh non può fallire.> Ammonì
la maschera cornuta e lasciò cadere la foto di Devil che si mosse come una
piuma al vento verso le lingue di fuoco. Kabuki con un impercettibile gesto
della dita lanciò la fotografia di Gorgon verso quella di Devil,
intercettandola.
Entrambe, però, come guidate da una mano
invisibile caddero nel fuoco.
Bruciarono, consumando tutte le fiamme
e il buio si riprese quello che gli era stato sottratto.
Una tavola calda a Hell’s Kitchen.
A
prima vista una tavola calda non parrebbe il posto più appropriato dove
scambiarsi informazioni riservate o segreti, ma ad una seconda occhiata più
attenta ci si accorgerebbe come in realtà, per quanto affollata, sia un luogo
molto più riservato e discreto di quello che sembra; la gente viene per
mangiare o per riflettere e non bada molto alle altre persone e pensa per lo
più ai fatti propri.
Foggy
Nelson ne scelse una vicino alla relazione del Daily Bugle per dare
appuntamento a Ben Urich, reporter del giornale. Tra i due non c’era un vero e
proprio rapporto d’amicizia, ma si stimavano ed entrambi erano tra i pochi a
sapere della doppia vita di Matt Murdock, per cui sapevano bene che quando uno
dei due convocava l’altro, era sempre per una questione che riguardava il loro
comune amico cieco.
Ordinò
un piatto di frittelle e iniziò a mangiarle nell’attesa.
<Salve
Foggy.> salutò Urich, sedendosi al su tavolo.
<Ben.
Grazie per essere venuto. >
<Figurati.
Posso benissimo immaginare il motivo della tua chiamata... uh, è Luke Cage
quello là dietro?> chiese il cronista, fissando il gigante afroamericano
seduto un paio di tavolini più indietro, in modo da lasciar loro la giusta
privacy ma non perdere d’occhio il suo protetto. Luke salutò con un cenno della
testa.
<Si... Matt me lo ha messo alla costole. Per la mia
sicurezza, dice. In realtà penso che sia a lui che serva aiuto... per questo ti
ho chiamato.>
<Per
la faccenda Bullseye, ovviamente.> disse Ben, facendo segno alla cameriera
di portargli un caffè.
<Ovviamente.>
ripetè Foggy <Tu sai bene quanto me i precedenti con quello psicopatico. Non
è come gli altri mentecatti con cui ha a che fare quando si mette il pigiamino
rosso. Lui tira fuori il peggio da Matt.>
<Si,
non mi dici nulla di nuovo. Una volta gli ha addirittura salvato la vita, lo ha
fatto operare dal cancro, e quello in cambio gli ha ammazzato due fidanzate...
o una e mezza... insomma, hai capito a cosa mi riferisco.. [2]>
<Già...
e credo che Matt si senta in qualche modo responsabile per le vittime che
Bullseye fa. Ogni morto, ogni persona che uccide, Matt sente che è a causa sua.
Penso che sia arrivato al limite Ben, penso che voglia fare una pazzia...
sfidarlo ad una sorta di... scontro finale o come vuoi chiamarlo. Una cosa tipo
“ucciderlo o essere ucciso”, e mettere fine alla loro rivalità.>
<Si
è... plausibile quanto dici, conoscendo Matt, e condivido le tue preoccupazioni...
ma Foggy, non vorrei sembrati cinico, ma perché vieni a dirlo a me? Pensi che
abbia qualche tipo d’influenza su Matt? Se ha deciso di fare quello che dici,
non c’è nessuno che possa farlo desistere.>
<Questo
lo so. Ma tu conosci l’ambiente dei supereroi molto più di me, a causa del tuo
lavoro, quindi ti chiedo... non hai modo di contattare qualche super tizio per
coprirgli le spalle. Uno tipo l’Uomo Ragno...>
<L’Uomo
Ragno bazzica il Bugle solo per far venire l’ulcera a Jameson, non è mica uno
dello staff a cui posso chiedere un favore... perché non lo chiedi a Luke?>
<C’ho
pensato, ma come faccio a chiederglielo senza compromettere l’identità segreta
di Matt?>
Ben
si prese qualche istante per riflette, poi estrasse una Camel dal pacchetto
morbido e se la mise in bocca, senza accenderla.
<Mi
è venuta un idea. So a chi chiedere. Una persona che può aiutare Matt e di cui
lui si fida.> esclamò, alzandosi dalla tavola e frugando nelle tasche
cercando un accendino.
<E’
la persona che fa al caso nostro. > aggiunse, dandogli una pacca sulla
spalla.
Attico di Natasha Romanov, Upper East
Side.
Natasha
Romanov, alias la letale Vedova Nera, è stata molte cose nella sua vita: agente
del servizio di spionaggio estero della Russia, agente dello S.H.I.E.L.D.,
Vendicatore.
In
tempi più recenti la sua attività ufficiale era quella di designer di abiti di
alta moda per la Van Dyne Fashion, una delle più grosse aziende del settore
negli Stati Uniti.
Più
o meno ufficiosamente, per combattere la noia diceva, si dedicava spesso
all’attività di vigilante in costume e spia free-lance.
Ben
Urich era uno dei pochi a sapere quanto davvero fosse profondo il legame che la
bella russa aveva con Matt Murdock e il suo alter ego mascherato.
Natasha
infatti era stata in passato sia l’amante che la partner di Devil nella lotta
contro il crimine e di recente era rientrata nella sua vita riprendendo la loro
relazione ma stavolta ufficialmente non con l’eroe mascherato bensì con il suo
alter ego, l’avvocato cieco.
Era
una delle persone che maggiormente conosceva Matt, una delle poche a cui lui
aveva concesso una reale intimità.
Spinto
dalle parole di Foggy, Ben aveva avuto l’idea di chiedere a lei di dare aiuto e
conforto a Matt in questo momento così particolarmente difficile nella vita di
Devil.
Natasha
era sulla sua terrazza a prendere il sole in topless. Lo stare quasi nuda dinnanzi a qualcuno non
la metteva minimamente in soggezione, non provava pudore.
Ben
fingeva di non essere a disagio, ma la donna se ne accorgeva ugualmente. Troppo
innamorato di sua moglie Doris per un approccio o un avance, lei lo sapeva, ma
non era neppure immune alla sua dirompente sensualità, e quel suo imbarazzo che
cercava di mascherare la divertiva.
<Pensavo
che ti occupassi di cronaca nera Ben, non della pagina dei rotocalchi; se
venuto per chiedermi un intervista?>
<No
Natasha, hai detto bene, mi occupo ancora di nera, e come forse saprai, ci sono
stati altri due morti ieri sera. Sono sei in tre giorni. >
La
donna smise di ironizzare e si fece seria.
<Bullseye.>
disse, togliendosi gli occhiali da sole.
<Esattamente.
Mi ha contattato Foggy Nelson stamattina. E’ in pena per Matt... e anche io.
>
<Matt
sa badare a se stesso, lo sai.>
<Andiamo...
Bullseye non è un avversario convenzionale, per lui. E non mi riferisco alla
sua pericolosità. Parlo dell’emotività che scatena in Matt. Crediamo che sia
sul punto di esplodere e di fare qualche pazzia. Tu hai avuto a che fare con
quel pazzo, sai che non si smetterà, e lo sa anche Matt. Per fermare questo
spargimento di sangue sarà disposto a fare qualsiasi cosa, a qualunque prezzo.
Tu sei la sola che sia in grado di farlo ragionare... o perlomeno di fermarlo.
Sai a cosa mi riferisco...>
Natasha
non disse nulla, si alzò in piedi mostrandosi in tutto il suo splendore, poi
afferrò la vestaglia dallo schienale della sdraio e la indossò. Entrò dentro
casa, seguita da Ben e accese la TV, mettendo sul telegiornale. C’era proprio un servizio su quelle morti.
<<Le famiglie delle vittime oggi
hanno manifestato davanti al distretto di Midtown. Tutti chiedono al vigilante
chiamato Devil di costituirsi.
- Non
possiamo più vivere nel terrore. Ogni giorno abbiamo paura di uscire di casa e
di venire assassinati mentre andiamo al lavoro o a prendere i nostri figli a
scuola. Se davvero vuole proteggerci, se davvero fa il bene nostro, Devil deve
consegnarsi alla polizia e mettere fine a queste stragi!
- >>
Natasha
fissò lo schermo ascoltando ogni parole degli intervistati.
<Capisci
quello che intendo dire?> chiese Ben <Lo sai com’è fatto e cosa può
scatenare in lui questa situazione...>
La
donna sospirò.
<Gli
parlerò.> si limitò a rispondere.
Quella stessa notte.
Devil
correva per i tetti come un indemoniato. Si era fatto gran parte della città,
dalla zona del porto ai quartieri più malfamati, cercando di scoprire qualcosa.
Il
suo senso radar mappava lo spazio intorno a lui cercando di scorgere un segnale
che lo portasse alla sua preda, ma nulla.
Era
stato sui luoghi dove c’erano state le vittime, in cerca di un minimo indizio
da cui poter iniziare. Un odore, una
cicca di sigaretta, del fango da sotto le scarpe, delle polvere, ma non aveva
trovato niente.
Ogni
corpo umano aveva per lui una traccia inconfondibile.
Ognuno
ha la sua, indistintamente. Stavolta però era diverso, non vi era nulla di
Bullseye nell’aria.
Aveva
ucciso le sue vittime non utilizzando armi convenzionali, ma semplici
giocattoli per bambini: delle costruzioni colorare, dei pastelli, delle biglie,
tutti lanciati con letale precisione da uccidere sul colpo. Non vi erano
bossoli o tracce di polvere da sparo da seguire.
Non
aveva niente. Una situazione frustrante.
Per
la prima volta dopo tanti anni si sentiva veramente cieco.
Il
suo superudito non percepiva nulla.
Non
sapendo dove andare vagava senza criterio, a caso, in cerca di un colpo di
fortuna, ma la cosa lo stava rendendo ancora più furioso e frustrato.
Stava
rientrando verso casa, nervoso, sperando di calmarsi e di schiarirsi le idee, e
quando era a pochi metri dalla sua abitazione, percepì una presenza in casa
sua.
Una
presenza inconfondibile. Il radar ne delineava le forme. La brezza gli portava
il suo inconfondibile profumo. Il suo udito ne udiva il battito, calmo e
costante.
Non
aveva ancora messo piede dentro la finestra che già le pose la domanda:
<Che
ci fai qui, Natasha?>
<Non
ti fa piacere che venga a trovarti?> chiese maliziosamente la donna.
<Non
è questo, lo sai. E’ che al momento sono molto occupato.>
<
A dare la caccia a Bullseye.> disse lei.
<E
a chi altro?> rispose lui, seccato. <Non hai sentito cosa ha fatto?>
<Ne
sono al corrente.> rispose lei.
<Sei
morti in tre giorni Nat. Sei morti.
Uccisi senza una valida ragione, così, per provocarmi, per colpire me.>
<Lo
so Matt, e capisco come ti senti...>
<No
che non lo sai! Per voi agenti segreti sono “vittime collaterali” ... ma non
per me! Ogni vita è sacra, e quel bastardo le sta stroncando come se non
contassero nulla! Lo devo fermare! E’ una mia responsabilità!>
<Basta
Matt, calmati. Respira. So che puoi sentire il mio cuore, sai quando una
persona mente... ti pare che quelle persone innocenti siano per me solo delle
“vittime collaterali?”>
Matt
non rispose, si sedette ai piedi del letto, si tolse la maschera e si portò le
mani al volto.
<Potevo
fermalo Nat. Potevo fermalo e non l’ho fatto. L’ho cercato per giorni e non
l’ho trovato... e a me non sfugge nessuno! E per ogni giorno che fallisco, la
gente muore....>
La
Vedova Nera si sedette sul pavimento, vicino a lui, non modo da poterlo
guardare in faccia.
<Non
è colpa tua, Matt. Lo so che è questo che pensi, ma non è così. Non è colpa tua.>
gli disse, accarezzandolo dolcemente.
<Ora
rilassati. Dormi un pochino. Devi tranquillizzarti... poi elaboreremo un piano
per fermarlo.>
<No
Natasha, non c’è alcun piano. Non abbiamo altro tempo.> disse Matt alzandosi
in piedi.
<Non
permetterò a nessun altro di morire al posto mio. Domani andrò a costituirmi a
Midtown.>
<Che
cosa? Matt, no. E’ quello che vuole, è chiaramente una trappola. Consegnarsi è
praticamente un suicidio.>
<Lo
so. Ma è l’unica cosa da fare.>
<Non
te lo permetterò, Matt.>
<Non
puoi fermarmi. Non sta a te decidere, spetta a me.>
<Non
posso accettarlo Matt. Ripeto, non te lo permetterò. Stai facendo il suo gioco
così, è esattamente quello che si aspetta da te. E’ quello che tutti si
aspettano che tu faccia. Invece devi contrattaccare, cambiare strategia.>
<Ho
pensato a tutte le possibili contromosse Nat, ma per ogni giorno che aspetto
qualcuno muore. Non posso permetterlo.>
<Devi
fidarti di me, Matt. Ho un’idea. Tu ti fidi di me?> chiese la donna,
facendosi sempre più vicina.
<Nat,
io...>
<Matt,
tu TI FIDI di me?> chiese la donna, ad un palmo dal suo naso.
Il
suo profumo ne permeava le narici. Percepiva il calore della sua pelle, il
battito che accelerava.
Le
loro labbra si unirono, e i loro corpi si strinsero in un abbraccio.
Natasha
fece scivolare via l’aderente tuta nera dal suo corpo, rimanendo nuda.
Seguirono
momenti di grande passione, e nel fuoco della lussuria, bruciarono ogni
preoccupazione e ogni tensione, perdendosi ognuno nel piacere dell’altro. Dopo
aver consumato il loro rapporto Natasha si mise a dormire, mentre Matt restò
sveglio, rimuginando nella sua parte di letto.
Teneva
tra le mani il rosario regalatogli da sua madre, giocherellandoci con le dita.
Nemmeno
quell’ora d’amore lo avevo distolto dai sui pensieri.
A
distoglierlo da questi fu la presenza che i suoi incredibili sensi percepirono
sopra il tetto dell’edificio.
Non
poteva essere che lei. Nessun’altra si muoveva in quel modo. Il suo respiro era
regolare.
Proprio
adesso, poi. Doveva aspettarselo, dopotutto la sua vita era inevitabilmente
legata a quello di Bullseye. Non poteva essere un caso.
Indossò
di furia i pantaloni rossi del costume, rimanendo a torso nudo, e con un balzo
fu fuori dalla finestra, arrivando sul tetto.
<Che
cosa vuoi?> chiese, evitando i convenevoli.
<E’
un brutto momento? Vuoi che passi un'altra volta? Magari quando hai tutti i
vestiti addosso...>
<Te
lo chiedo un’ultima volta: che cosa vuoi, Elektra?>
Il giorno dopo, Midtown Nord.
L’incontenibile
ondata di malcontento, l’indignazione crescente delle persone e le domande dei
media spinsero il Capo del Dipartimento di Polizia. Marcus Stone a indire una
conferenza stampa.
Non
appena il possente afroamericano apparve sul pulpito, davanti ai microfoni e
alle telecamere, si alzò un incomprensibile farfugliamento, ogni giornalista
faceva domande cercando di sovrastare con la propria voce i colleghi, mentre
una platea di manifestanti iniziò a fischiare e a insultare Stone. L’ex capo di
Codice Blu però non si fece intimorire, e forte della sua personalità forte e
carismatica, richiamò presto tutti all’ordine.
<Signori,
vi prego, una alla volta. Intendo rispondere ad ognuno di voi e a fare
chiarezza su questa faccenda. Posso iniziare con dirvi che da anni combatto i
supercriminali che terrorizzano questa città; le loro azioni cercano
volutamente il caos e il disordine, vogliono terrorizzare la popolazione per
portare l’anarchia nelle strade. Questo non possiamo permetterlo e mai come ora
dobbiamo restare calmi e mantenere il sangue freddo per mostrare a questi pazzi
che la città d New York non è preda facile per nessun terrorista
psicopatico.>
<Belle
parole Capo, ma nel concreto, che cosa avete pensato per fermare questo
sanguinario assassino?> chiese un agguerrito giornalista <Le vittime sono
già sei in tre giorni. Avete un piano per evitare altre vittime?>
Poco
prima che Stone riuscisse a rispondergli, la collisione a mezz’aria di due oggetti
metallici, a pochi centimetri da lui, lo distrasse, spaventandolo e spingendolo
ad abbassarsi.
<E’
LUI! E’ BULLSEYE!> gridò qualcuno, e in un attimo ci fu panico e caos.
Mentre
veniva scortato via, Stone vide cosa stava per colpirlo: era il distintivo di
uno dei suoi uomini, sporco di sangue, e un manganello di metallo bianco.
Il
distintivo apparteneva ad uno dei cecchini della polizia appostato su di un
tetto poco distante da lì.
L’uomo
era stato assassinato da Bullseye, che aveva utilizzato il suo distintivo come
arma.
Il
manganello, neppure a dirlo, apparteneva all’unico uomo in grado, grazie al suo
senso radar, di intercettare l’improvvisato proiettile e deviarne la
traiettoria: Devil, l’uomo senza paura.
<Finalmente
sei arrivato...> disse Bullseye nel vederlo, con un’espressione di estasi
sul volto, pari a quella di un bambino che riceva il proprio regalo di
compleanno.
<Hai
chiuso Bullseye. Finisce qui, ora.>
<Non
chiedo di meglio...> esclamò il killer, gettandosi contro il suo bramato
avversario.
Di
sotto, intanto, succedeva di tutto: i civili fuggivano terrorizzati, i
giornalisti riprendevano le immagini della lotta tra i poliziotti e l’orda di
ninja che, apparentemente dal nulla, apparvero dai tetti.
Disfacendosi
del suo travestimento da giornalista, fatto di tailleur, occhiali e parrucca
castana, la Vedova Nera fece la sua apparizione in scena
<Qui
Vedova Nera. Bullseye è qui. Stone è in salvo. Copertura saltata. Aprite il
fuoco!> disse al suo comunicatore da polso.
Gli
agenti dell FBSA sotto copertura impugnarono le armi e iniziarono a sparare
contro i numerosi ninja, i cui cadaveri evaporavano, non appena i proiettili li
colpivano.
Era
stato il procuratore Foggy Nelson, su richiesta della stessa Natasha, a dar
ordine a loro di organizzare la finta conferenza stampa per tendere una
trappola al pericoloso assassino.
Stone e il distretto di Midtown Nord aveva
dato la loro collaborazione.
No
erano stati i soli. Anche gli agenti del Noh avevano dato il loro appoggio.
<Qui
Kabuki. Si aspettavano una trappola. La Mano ha mandato troppi sicari!>
La
giovane giapponese aveva visto giusto. Spiegare un tale numero di sicari non
era, di norma, nello stile della Mano. Il loro compito, una volta che Devil
fosse comparso, era quello di impedire a chiunque di dare sostegno all’Uomo
senza paura, e stavano svolgendo ottimamente il loro compito: sia Kabuki che la
Vedova Nera, nonostante si battessero con foga e ardore, non riuscivano ad
avanzare di un solo passo e non riuscivano a raggiungere Devil, che stava affrontando
Bullseye sul tetto.
<Non
sai da quanto tempo aspettavo questo momento!> sghignazzò il sanguinario
killer, mentre lanciava shuriken verso Devil, ma il diavolo rosso, preso un
bastone Bo da uno dei ninja che iniziava a decomporsi, respingeva ogni lama
lanciatagli contro.
<Si,
si così! COSÌ! Un buon pitcher necessita di un grande battitore! Ma vedrai che
sarò in grado di farti un strike...>
<Sta
zitto! Non è una partita, dannato psicopatico! Hai ucciso troppe persone!>
gridò Matt, furioso.
Bullseye
rise di gusto, nel sentire le parole piene di rabbia di Devil. Vedere il suo
nemico così emotivo lo inebriava.
Nessuno
dei due riusciva al momento a prevalere sull’altro.
Kabuki
e la Vedova avevano sottovalutato il numeroso impiego di ninja e non riuscivano
a raggiungere Matt. La russa intravide uno strano movimento sul tetto.
<Quella
donna! La conosco, è...>
<Lady Bullseye!> gridò Kabuki <E’ lei!>
Maki
Matsumoto comparve alle spalle di Devil, mentre questi lottava con Bullseye.
Per
Matt un combattimento con un avversario di quel livello era già molto
impegnativo, ma sarebbe diventato impossibile.
Natasha,
cercando di farsi largo – ma nel contempo cercando di non farsi colpire dai
ninja – cercò di avvisarlo.
<Alle
tue spalle! Sta attento! Lei...>
Ma
tra l’uomo senza paura e la terribile sicaria all’improvviso apparve Elektra.
<Natchios.
Ti ringrazio...> sospirò Natasha nel vedere la bella greca soccorrere Matt.
<Tu.
Non mi intralcerai.> disse Lady Bullseye.
<Molti
sono morti dopo aver pronunciato frasi del genere...>
La
katana della giapponese fece scintille scontrandosi con i pugnali sai della greca.
Intorno
a loro era tutto un combattere, ma i due contendenti principali, Bullseye e
Devil erano concentrati nel proprio scontro che quasi non tenevano contro di
ciò che li circondava.
<Come
puoi negare che momenti come questi non ti eccitino? Come puoi negarlo a te
stesso? Dio, ucciderei una città intera pur di combattere contro di te! Siamo
legati l’uno a l’altro, non lo capisci?> disse esaltato Bullseye.
<STA’
ZITTO!> gridò Matt, riuscendo a colpirlo con l’estremità del suo bastone al
volto. E un istante dopo lo colpì alle gambe, costringendolo a terra.
<BASTA
MORTI! BASTE COMBATTIMENTI! SONO STUFO DEI TUOI OMICIDI!> urlò ancora.
Il
suo nemico era con la schiena a terra. Devil gli fu sopra, poggiandogli il suo
bastone contro il collo.
<Finisce
oggi, te l’ho detto. Io ti odio Bullseye, odio quello che rappresenti, odio
quello che fai per vivere. Oggi metterò fine a tutto... avrei dovuto farlo
molto tempo fa...> disse digrignando i denti.
I
suoi muscoli erano tesi. Le mani gli tremavano per lo sforzo.
Il
bastone premeva sulla gola. Bullseye non riusciva a respirare.
Un’ultima
spinta e gli avrebbe sfondato la trachea, uccidendolo sul colpo.
Un
ultimo sforzo e avrebbe liberato il mondo da lui e dalla sua follia.
Un’ultima
pressione sul collo e avrebbe vinto, questa volta definitivamente.
Ma
quell’ultimo gesto non arrivò mai. Non ce la fece. Esitò.
E
gli costò caro.
<Chi si ferma....> disse Bullseye con un filo di voce,
impercettibile per chiunque, ma non alle orecchie ipersensibili di Devil.
<...
è perduto!> concluse, pugnalando Matt la fianco con un kunai.
Devil emise un grido e mi portò una mano al
fianco, cercando si fermare la fuoriuscita di sangue.
Si
alzò in piedi barcollante.
<Matt...?>
disse Elektra nel vederlo, e Lady Bullseye approfittò della sua distrazione per
colpirla con un calcio all’addome, mettendola momentaneamente fuori
combattimento.
Anche
Natasha e Kabuki rimasero sconvolte per la visione, ma non fu nulla paragonato
a quello che videro pochi istanti dopo:
Devil
barcollava agonizzante. Bullseye alle sue spalle impugnò una katana caduta a
pochi passi da lui.
<E
ora il gran finale....>
Lo
trafisse con la spada alle spalle. La lama gli fuoriuscì dall’addome tutta
coperta di sangue.
L’espressione
di Devil era un misto di stupore, paura e agonia.
Impossibile
dire quello che provava.
Come
si può descrivere quello che prova un uomo dai sensi ipersviluppati quando
viene trapassato da parte a parte da 60 cm di acciaio? Come si può descriverne
il dolore che gli offuscava il cervello?
Il
resto fu confuso e rumoroso:
Bullseye
gridava in preda all’estasi e alla gioia del trionfo.
Lady
Bullseye si piegò sul cadavere di Devil, così come alcuni dei ninja presenti.
Uno di essi tirò qualcosa fuori dalla manica che emise un fumo nero e denso.
La
cortina fumogena avvolse completamente tutto il tetto.
Elektra
tossì copiosamente, rimanendo senza fiato.
Natasha
e Kabuki gridarono in preda alla rabbia e alla paura.
I
ninja rimasti fecero harakiri,
suicidandosi e lasciando solo un uniforme vuota al posto dei cadavere.
Non
appena il fumò si diradò, la Vedova Nera e Kabuki raggiunsero Elektra sul
tetto.
Il
corpo di Devil era scomparso.
Al
suo posto, una grande pozza di sangue e una katana insanguinata dall’elsa alla
punta.
Elektra
la impugnò e la osservò a lungo.
<Nessuno
può sopravvivere ad una cosa del genere...> osservò Kabuki.
<Avevo
giurato di proteggerlo. Ho fallito.> sentenziò Elektra.
<Matt....
> si limitò a singhiozzare la Vedova Nera.
FINE PRIMA PARTE
LE NOTE
Devil, in originale Daredevil, è stato creato da Stan Lee e
Bill Everett nel 1964.
Nel corso degli anni
molti prestigiosi autori si sono avvicendati sulle sue pagine, su tutti spicca
il nome del grande Frank Miller, ma nessuno mai prima di oggi aveva osato
uccidere il personaggio.
Si, Devil, anzi Matt
Murdock è morto, signori e signori. Il mandante dell’esecuzione è il nostro
Abendsen, che ha ingaggiato come sicario il sottoscritto, Carmelo Mobilia.
Matt Murdock è morto, ma
non è la fine della nostra serie. Chi ne prenderà il posto? Elektra? Kabuki? O
un nuovo personaggio?
Per scoprirlo, e per
saperne di più sulla morte di Matt Murdock, rimanete con noi.
1= Dopo un attentato
alla sua vita Foggy ha Luke Cage come Guardia del corpo.
2= Ovviamente, si
riferisce a Elektra.